Elisabetta Sgarbi
Elisabetta Sgarbi, dopo una laurea in farmacia, ha iniziato a lavorare nel mondo editoriale,
dapprima presso lo Studio Tesi, successivamente in Bompiani, dove è stata ufficio stampa,
editor e poi direttore editoriale per oltre 25 anni. Nel 2015 ha lasciato la Bompiani per fondare,
assieme ad altri autori ed editori tra cui Umberto Eco, Mario Andreose ed Eugenio Lio,
La Nave di Teseo, di cui è Direttore generale e Direttore editoriale. Nel 2017 la Nave di Teseo
ha acquisito la Baldini & Castoldi e Oblomov Edizioni, divenendo un gruppo editoriale indipendente
di cui Elisabetta Sgarbi è Direttore generale. E’ Presidente e ad interim Direttore editoriale
di Baldini + Castoldi, di Oblomov, e Direttore responsabile della rivista Linus.
Ha ideato, e da 24 anni ne è Direttore artistico, il Festival La Milanesiana, Letteratura,
Cinema e Scienza che presenta e raccoglie attorno ai singoli temi personalità di spicco europee
e mondiali del pensiero e dell'arte.
Dal 1999 produce e dirige i suoi lavori cinematografici presentati ai più importanti Festival
internazionali, tra cui quelli di Venezia, Torino e Roma. Ha lavorato con attori quali Laura
Morante, Toni Servillo, Anna Bonaiuto, Roberto Herlitzka, Lutcka Pockaj, Andrea Renzi, Sabrina
Colle, Branko Zavrsan, Elena Radonicich, Adalberto Maria Merli, Ivana Pantaleo, Galatea Ranzi,
Michela Cescon, Toni Laudadio, Paolo Graziosi.
Nel 2020 ha dato vita alla Betty Wrong Edizioni Musicali. Produce e rappresenta Extraliscio,
ha coprodotto con Imarts, Avvenne a Napoli, Passione per pianoforte e Voce, e il primo album
della violinista Hildegard de Stefano, Diario Musicale.
Presiede la Fondazione Elisabetta Sgarbi, attiva nel promuovere l'arte e la lettura, oltreché
nella produzione e ideazione di incontri e mostre.
E’ membro della Fondazione Paulo Coelho, scrittore brasiliano tradotto in oltre 81 lingue, che
Elisabetta Sgarbi pubblica da oltre 30 anni.
È membro, su nomina del Pontefice Francesco I, della Pontificia Accademia delle Arti e delle Scienze.
Per il suo contributo al mondo delle arti e della cultura, Elisabetta Sgarbi è stata insiginita di numerosi
riconoscimenti, tra cui l'Ambrogino d'oro.
-
Nel 1999 ha scritto insieme al fondatore dei Momix, Moses Pendleton, il libro-intervista Salto di gravità (Olivares).
Ha curato la pubblicazione di Ressurga da la tumba di Pietro Andrea de' Bassi (1986) e del Frasario essenziale (per passare inosservati in società) di Ennio Flaiano (con Vanni Scheiwiller, 1986)
-
“La notte che si sposta – Gianfranco Ferroni” (2002). Presentato alla 59° Mostra Internazionale d'Arte di Venezia, è un film che intende accompagnare lo spettatore nella ricostruzione del processo di rarefazione dello sguardo che caratterizza la ricerca espressiva di questo artista: le stanze vuote del suo studio, la polvere sedimentata dal tempo, gli scorci di luce, il balenare di un senso ipotetico nella totale assenza, il buio che si squarcia. Un percorso in quell’apparente caos che per Ferroni stesso era una “percezione di perfezione”.
-
“Fantasmi di voce – Antonio Stagnoli” (2003). Commissionato dal gallerista Arialdo Ceribelli, un film che ricrea l’atmosfera espressionista dell’opera di Stagnoli, pittore sordomuto di Bagolino: il senso di immedicabile fatica e dolore che traspare dalle sue chine, dalle matite, gli oli, i pastelli, le incisioni viene riproposto dalla macchina da presa, con un’attenzione ossessiva per le metamorfosi della materia. Quello di Stagnoli è un regno oscuro, un buio dell’anima profonda delle cose, e quest’anima egli la cerca e trova nell’orizzonte limitato dei volti, dei gesti, delle posture di uomini e donne semplici, contadini della sua terra. Contadini mitici che, come gli animali, appartengono al Regno delle Madri.
-
“La luce della ragione” (2004). Il film, commissionato dall’Istituto Regionale Ville Venete, si presenta come una trasfigurazione poetica della realtà oggettiva. La lentezza letargica della macchina da presa restituisce il mistero incolmabile delle ville palladiane, e l’oggetto si riflette nelle lenti di una guida, Vittorio Sgarbi, a cui è dovuto il commento che si fa nel momento stesso del cammino filmico, quasi che l’immagine scaturisse direttamente dalla sua stessa voce. Il filtro rosso domina su tutto, e grazie a esso il bianco e nero naturale delle ville emerge nel suo potere accecante, come una nuova epifania.
-
“Notte senza fine – Amore tradimento incesto” (2004). Interpretato da Anna Bonaiuto, Laura Morante, Galatea Ranzi, Toni Servillo, e distribuito dall’Istituto Luce, è un esempio di “cinema/teatro di parole”. Le parole sono quelle tratte dai testi di Tahar Ben Jelloun, Amin Maalouf e Hanif Kureishi. E’ un lavoro che attraverso un sistema di studiatissimi primi piani e uno sfondo che vede la luce come emergenza da un buio quasi primordiale, consente alle voci/figure narranti di porre in tutta la loro drammaticità i classici, infiniti temi dell’amore nel suo confrontarsi con la morte, della gelosia ossessiva, del rapporto ambiguo tra un padre e una figlia. Un’immobilità filmica voluta lascia aperto un varco ai mille fiumi delle parole umane.
-
“Tresigallo. Dove il marmo è zucchero” (2006). Il film, basato su una sceneggiatura di Diego Marani, è una riscoperta del paese dell’infanzia di Marani. Un capolavoro dell’architettura razionalista: strade diritte, piazze tonde, portici illuminati dal sole, una geometria che pare irreale e forse proprio per questo si apre alle suggestioni di una sacralità antica, popolare, che si riverbera poi sui visi degli abitanti, così come delle cose inanimate. E misterioso diviene allora anche pedalare in bicicletta, immersi nel silenzio troppo forte di una campagna la cui fisionomia pura si sta forse perdendo.
-
“Apparizioni. Mathias Gruenewald” (2006). Un film incentrato sulla celebre Pala dell’Altare di Isenheim, ora nel Museo di Unterlinden a Colmar. L’opera, destinata in origine a sollecitare la fede e la devozione dei monaci e dei sofferenti, riemerge nel suo splendore espressivo e nella sua forza estetica e concettuale grazie al baluginare di una torcia che passo dopo passo svela come fosse la prima volta i dettagli e l’insieme di questo capolavoro: il Cristo martoriato, la Madonna con gli occhi chiusi, protetta dal suo stesso dolore oltreumano, i mostri che tentano Sant’Antonio. Un polittico della fede e delle sue vie per un’esperienza visiva totale.
-
“Le nozze nascoste o La Primavera di Sandro Botticelli” (2007). Ispirato a un saggio del professor Giovanni Reale e avvolto dalle luci di Elio Bisignani e dalla musica di Roberto Cacciapaglia, il film è una lettura lirico-evocativa dei simboli che le figure svelano e insieme occultano: la Sapienza, l’Eloquenza. Un velo viene sovrapposto al quadro, che ne risulta animato di nuova vita, e un turbine di petali, bianchi, gialli e rossi, giunge a coronare la visione, a trasformarla in una visione allegorica che crea un quadro, e anzi nuove forme all’interno del quadro di partenza: a dire la molteplicità irriducibile dei livelli di lettura.
-
“Il pianto della statua” (2007). Commissionato dalla Regione Emilia Romagna, il film, dedicato ai Compianti, grandi capolavori scultorei dell’arte rinascimentale, dà voce e corpo a un cinema basato sull’idea della metamorfosi, in cui le statue di Niccolò dell’Arca, di Guido Mazzoni e di Antonio Begarelli, illuminate dalla macchina da presa, divengono statue d’acqua, statue vive, attori di un cinema notturno, dove il dolore sacro viene espresso appunto dalla loro liquidità, dal loro mutare e scorrere come fa l’acqua, simbolo primordiale delle lacrime e quindi dello stesso dolore. I testi che accompagnano il film, nati dalla capacità di identificazione di importanti cineasti mondiali come Michail Cimino e George Romero, e di scrittori di diversa provenienza come Vittorio Sgarbi, Antonio Scurati, Diego Marani, Pino Roveredo e Lucrezia Lerro, sanciscono quel legame fra arte, cinema e letteratura che le voci tese fino quasi alla rottura di Anna Bonaiuto e Toni Servillo ritraducono e riconvertono poi in puro teatro vivente.
-
“Belle di notte” (2008). Un temporale provoca una sospensione nell’erogazione della luce elettrica durante una visita di Vittorio Sgarbi e del regista Luciano Emmer alla collezione di via dell’Anima, a Roma. Il film è tutto concentrato sulla torcia che illumina a tratti e scorci i capolavori della collezione, e sulle voci della coppia di “pellegrini” che si addentrano nei misteri delle opere di Jacopo da Valenza, Pietro Liberi, Ignazio Stern, Alessandro Tiarini. Un viaggio notturno, un sogno a occhi aperti, nella “buità” (come l’ha definita Emmer) che diventa insostituibile occasione per “vedere” veramente l’arte.
-
Non chiederci la parola – Il Gran Teatro montano del Sacro Monte di Varallo (2008).
E' una storia sacra tutta umana quella che il Sacro Monte di Varallo, nei capolavori di Gaudenzio Ferrari, di Tanzio da Varallo, di Gherardini, di Morazzone, del Ceranino ci consegna, e che lo sguardocinema, come in una salita, si affanna a voler cogliere.
Ci si avvicina là, dove gli occhi del visitatore non possono arrivare, oltre le grate, i vetri, i confini che proteggono e allontanano questi statue/dipinti/persone, ci si confonde tra di essi, abitando le loro case/cappelle e incontrando a uno a uno tutti i personaggi di questa folla pietrificata.
Ognuna delle 44 cappelle rappresenta, con affreschi (circa 4000 figure) e con gruppi di statue (circa 400), scene della vita di Gesù e di Maria. I testi di questo secondo capitolo della Trilogia sull’arte sacra, di Edward Carey, Giovanni Testori, Juan de la Cruz, Vittorio Sgarbi, Umberto Eco, Sebastiano Vassalli, con la voce di Toni Servillo, inviano la luce delle parole alla magia dei corpi scolpiti e ce la restituiscono, densa di tutta la storia e l’allegoria che esse contengono. -
L’ultima salita. La Via Crucis di Beniamino Simoni (2009)
Terzo episodio della Trilogia sull’arte sacra, “L’ultima salita” ci porta nel cuore del ’700, in Valle Camonica, dove il Parroco Gualeni commissiona all’artista di Fresine 14 cappelle di statue lignee e di stucco sul Calvario di Cristo.
Ancora una volta, si segue la via indicata da Giovanni Testori, tra i primi, se non il primo, a entrare nel misterioso mondo dell’artista della Valsaviore e a interpretare il paradosso di questo grande capolavoro della scultura italiana, la Via Crucis, improvvisamente abbandonato e completato, poi, in loco, dai fratelli Fantoni.
Il lungometraggio restituisce, per la prima volta, la pienezza della “Scala Santa” della Via Crucis, come doveva essere nell’originario progetto di Simoni. Esso, infatti, non solo fa vedere tutta la siderale distanza tra i manufatti di Simoni, drammatici, tragici, rivoluzionari, dirompenti, e quelli dei Fantoni, sempre depotenziati nelle forme del grottesco; ma il film ricolloca anche il Compianto del Simoni nel luogo in cui doveva essere, la cappella 14 (ora abitata da una scultura ottocentesca). Alle musiche di Franco Battiato si intrecciano i testi di Giovanni Testori, Vittorio Sgarbi, Erri De Luca, Remo Bodei, Emanuele Severino, Tahar Ben Jelloun, e la voce di Toni Servillo. -
Raffaello. La stanza della Segnatura (2010)
Per la prima volta, dopo oltre quarant’anni, è stata concessa una ripresa integrale della Stanza della Segnatura, in Vaticano. Dieci giorni di lavoro, un occhio puntato sui più famosi affreschi di Raffaello, che contrassegnano la fase matura dell’epoca umanistico-rinascimentale.
Una sola è la Verità, a cui si giunge attraverso l’arte, la filosofia e la religione. L’arte è la via verso la bellezza: ecco il Parnaso; la filosofia è il cammino tortuoso e impervio della ragione: ecco La Scuola di Atene; la religione è il santuario della fede: ecco La Disputa.
La logica della visione è qui l’indugio sui particolari, realizzato attraverso un mosaico di strettissimi primi piani che restituisce la perfetta geometria della concezione originale di Raffaello. Averroè, l’arabo meraviglioso; la costruzione di una cattedrale che sia come una leva nello sforzo di rappresentare il volto di Dio; la corrispondenza dei generi poetici nel gioco di sguardi tra poeti epici, lirici e tragici: tutto si tiene negli affreschi, ove mito e storia sostengono l’intuizione dell’artista riflessa dal recupero filmico. Sulle musiche di Matteo Ramon Arevalos, scopriamo i testi di Giovanni Reale ed Elisabetta Sgarbi, con la voce recitante di Andrea Renzi. -
Se hai una montagna di neve tienila all'ombra (2010)
Cosa ne è della cultura nel sentimento degli italiani, nella loro vita concreta. Dobbiamo accontentarci della definizione formale della cultura, ovvero di un sistema di valori condiviso che soggiace ai comportamenti di una data comunità, oppure possiamo andare più a fondo; chiedere per esempio alle persone che vivono, lavorano, leggono e non leggono, amano e non amano, cosa significa per loro la parola “cultura”?
Abbiamo scelto questa strada, tenendo d’occhio, in tralice, quella formale definizione, per tentare di sorprendere il passante, per scorgere in lui una titubanza, una riflessione, una certezza, un valore, un guizzo.
In questo viaggio – che è stato un vero e proprio viaggio, un Grand tour – abbiamo attraversato molte regioni d’Italia, cercando di far parlare i luoghi oltre che le persone.
Non ci siamo mai avventurati da soli, però. In ogni luogo abbiamo chiesto aiuto a persone autorevoli, che nella cultura lavorano direttamente, che quei luoghi magari conoscono.
Novelli Dante, noi abbiamo avuto bisogno di molti Virgilio: Franco Battiato, Remo Bodei, Pietrangelo Buttafuoco, Lucio Dalla, Umberto Eco, Enrico Ghezzi, Antonio Gnoli, Piero Guccione, Francesco Merlo, Laura Morante, Giovanni Reale, Antonio Rezza, Manlio Sgalambro, Vittorio Sgarbi, Sandro Veronesi e molti altri, molti altri ancora… -
Quiproquo. Cos'è l'avanguardia? (2011)
Chi può ancora usare, senza tradire un sorriso, la parola "avanguardia"?
Avanguardia è una parola che appartiene all'archeologia della cultura, come si parlasse dei fenici che ci hanno tramandato le lettere dell'alfabeto?
Oppure è una parola che, vivendo, come vive, nell'uso comune del nostro linguaggio, designa qualcosa di ancora vivo e operante, fosse pure nel segno dell'aspirazione utopica o vagamente sognante? E le Avanguardie davvero tali, quelle che, lancia in resta, partirono all'assalto del ventesimo secolo, cosa hanno a che fare con le ultime avanguardie, le neoavanguardie, il Gruppo '63, con la Transavanguardia. E con Giotto?
E, ancor di più, cosa hanno in comune con un cardiochirurgo che brevetta un sistema per operare la valvola mitralica o con una giovane che studia nuove forme di polimeri per costruire case nello spazio? Umberto Eco, Rossana Rossanda, Ludovico Corrao, Vittorio Sgarbi, Achille Bonito Oliva, Angelo Guglielmi, Nanni Balestrini, enrico ghezzi, Nicoletta Braschi, Pino Roveredo, il cardiochirurgo Ottavio Alfieri e molti altri: tutti, sollecitati dalle domande del filosofo Eugenio Lio, tentano di guidarci in questo felicemente esploso quiproquo dell’avanguardia. -
Il viaggio della signorina Vila (2012)
Il viaggio della signorina Vila è una storia d’amore tra un uomo e una donna di un altro tempo caduti nella Trieste di oggi. E’ anche la storia d’amore di un intellettuale che si scambia e si specchia con il proprio passato, reale e letterario, e il passato della sua città. E’ il racconto di dolori, soprusi e autoinganni che hanno solcato Trieste. E’ la storia di una profezia e di un futuro che cancella, avvolge, onora e supera la memoria; è una storia di scienze di lettere, di arte e di impresa, di assicurazioni e di sfide. E’ una storie di lingue diverse che si parlano anche quando fingono il contrario. E’ una storia di poeti e di follia. E’ la storia di generazioni a venire. E’ la storia di religioni in una città laicissima. E’ la storia di chi il futuro lo attende e di chi il futuro, semplicemente, lo è. E’ la storia di una natura fiorente e sgargiante, impudica e prorompente che abbraccia Trieste, la cinge ai fianchi e vi sgorga dentro. E’ una storia di mare - dipinto, letto, detto, ascoltato - e di venti. Di monti e sorgenti.
“La signorina Vila e altre storie” prova a stare dove si aprono e si chiudono le porte di questa città straordinaria, non al di qua, non al di là, non dentro e non fuori, non nel passato non nel futuro, ma dove qualcosa può sparire o nascere.
Il viaggio della signorina Vila è un viaggio a Trieste insieme a Claudio Magris, Luciana Castellina, Mauro Covacich, Giuseppe Dell'Acqua, Gillo Dorfles, Igo Gruden, Srečko Kosovel, Alice Psacaropulo, Boris Pahor, Gorgio Pressburger, Raul Pupo, Primo Rovis, Giorgio Rossetti, Pino Roveredo, Andrea Segré, Scipio Slataper, Vittorio Sgarbi, Susanna Tamaro, Livio Vasieri, e molti molti altri -
Quando i tedeschi non sapevano nuotare (2013)
Racconti di resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale
Nonostante l'ultimo episodio di Paisà; di roberto rossellini, e i racconti di Giorgio Bassani, la resistenza nel Basso Ferrarese e nel polesine è stata poco frequentata. Tra le molte ragioni, anche perché si è creduto che la resistenza non fosse possibile in pianura, men che meno nelle zone del delta. Invece, la pianura, i canali hanno generato una specificità della resistenza che, anche qui, ha avuto i suoi martiri e i suoi eroi; anche qui ha generato ferite e memorie.
Raccogliendo episodi e testimonianze di chi vi ha fatto parte, si è cercato di ricostruire le tracce di una resistenza, magari meno organizzata e coordinata, ma qualitativamente e quantitativamente inequivocabile.
La liberazione del comune di Bondeno da parte delle sole donne; il vigliacco assassinio di Ludovico Ticchioni, ragazzo ferrarese di 17 anni; Walter Feggi che consegna agli alleati la minuta dei fondali del delta; le testimonianze di chi ha visto i tedeschi annegare a migliaia nelle acque del Po, sono solo alcuni dei fatti riconvocati alla memoria del cinema e riarticolati da storici che da anni stanno tentando di ricostruire quello che accadde in quei mesi decisivi.