ELISABETTA
SGARBI

aka BETTY WRONG
 

UN VELO DI SETA CELESTE - IL VOLO DELL’AQUILONE

2009  /  15’

Liberamente tratto da un testo di Cesare Brandi
Girato in occasione della Festa degli aquiloni – Castiglione del Lago (PG)

Il mondo, qui, ha i confini dell’inquadratura. Gli unici viventi sono aquiloni e nuvole vorticose. Tutto è in aria e sembra rispondere a traiettorie e leggi di movimento che noi spettatori marziani, evidentemente “extracelesti”, non possiamo comprendere. Perché veniamo da un altro pianeta. Il pianeta Terra.

Lì, la libertà sembra totale. Gli aquiloni: questo è l’unico nome che abbiamo per designarli; assomigliano tanto ai giochi di noi bambini, ma sono sicuramente qualche altra cosa.
Essi viaggiano e ricordano quello che sono stati e il ricordo li rimbalza nella quota di cielo che stanno occupando: ma poi, lì dove tutto è solo cielo, il cielo si chiama proprio così?

Gli aquiloni si trasformano con il passare del tempo: ma lì, in quel mondo, il tempo è una successione di istanti? Il tempo passa?
Forse si trasformano e basta. Cambiamenti ce ne sono, certo, ma non come i nostri anni, come la nostra età terrestre. Sono piuttosto riverberi più accesi e meno accesi di sole; solo casuali e già sparite ombreggiature di nuvole.

Sembra scorgersi, in verità, in lontananza, qualcosa che assomiglia alla Terra: ma il sole gioca strani scherzi, lo specchio d’acque di un lago e i declivi intorno, generano una luce rosea che avvampa, talmente bella da far dubitare che sia proprio la nostra terra.

Ma poi, d’improvviso, il velo si leva: non sono immagini da un altro mondo; esse nascono qui, da noi, dalla terra. A rivelarlo c’è la fonte cui il film dichiara di essersi ispirato, un brano di Cesare Brandi dedicato al Lago Trasimeno. Dunque quella che sembrava la Terra, era davvero la Terra.
Quegli aquiloni volteggianti, però, non sono aquiloni. Siamo noi. Non come siamo. Ma come saremo.