PROJETO MENINOS DE LUZ / PAULO COELHO
2000 / 10’
- di Elisabetta Sgarbi
- montaggio di Luciano Marenzoni
Girato a Rio de Janeiro nell'ottobre 2000, in occasione della pubblicazione contemporanea in Brasile e in Italia del romanzo di Paulo Coelho Il diavolo e la signorina Prym, questo cortometraggio è costruito attorno a una frase chiave, "ando mejo desligado", titolo della canzone di Marisa Monte che ne è la colonna sonora. I frammenti e le impressioni del viaggio, i momenti che si susseguono e i personaggi (non solo l'autore dell'Alchimista, ma anche sua moglie pittrice, la sua agente…) sono legati dal filo di uno sdoppiamento, sia visivo che simbolico, che finisce per tradursi inevitabilmente in fermo immagine, (desiderio di) sospensione. Già nella sequenza di apertura, una voce narrante introduce la realtà delle favelas brasiliane (paragonate a un "petasso", un petalo che si stacca dal fiore e si posa ai margini della società) così che si crea da subito una frattura tra un'idea tradizionale di documentario e le immagini - allusive, riflesso d'altro - della regista che riprende se stessa - sdoppiata, appunto - di fronte al Niterói di Oscar Niemeyer. All'Istituto Paulo Coelho, i volti dei bambini che lì trovano accoglienza sono attraversati da una sbarra verde, come fossero dietro le inferriate di un carcere (ancora un fermo immagine, un film nel film oltre il dato puramente oggettivo dei volti, delle mani protese verso la telecamera). L'Istituto si occupa, oltre che dei bambini, anche delle loro madri, spesso dedite alla prostituzione, "contaminate" come il fiore del Giardino Botanico è contaminato dalla presenza, all'interno della corolla, di un inquietante insetto kafkiano. La figura del Paulo Coelho scrittore, introdotta brevemente dalla sua agente Mônica Antunes, prende corpo (o, per meglio dire, ombra) nella sua casa di Rio, circondato da immagini votive. Ombra su una parete (quasi si trattasse di un'abitazione giapponese), Coelho parla della letteratura come fuga dalla realtà, un processo il cui esito finale è il nulla ("Nada, nada, nada."), perché l'unica fuga possibile sembra essere, per lo scrittore, quella che passa attraverso il sesso. Ecco, dunque, un altro sdoppiamento, tra intenti universali "alti" e istinti "bassi" (i video porno di cui parla Coelho mentre scorrono le immagini delle edizioni internazionali dei suoi romanzi), l'irrealtà della realtà che può essere solo un'ombra, un riflesso (le nuvole e il sole riflessi nell'acqua, l'onda che si vorrebbe catturare, fermare nel momento più alto, prima che si infranga sulla spiaggia, il Corcovado che tenta di afferrare le nuvole). L'ultimo fermo immagine è dedicato a una folla di manifestanti che, sorvegliati da un elicottero, gridano "Basta!" agitando un drappo che viene calato, come un sipario bianco, sullo schermo.
Projeto meninos de luz gioca sulla sovrimpressione di frammenti "desligadi", sul plurilinguismo, sull'espediente tecnico del film nel film per superare la semplice dimensione documentaristica e diventare docu/mento.
presentato nella rassegna 'Dietro il libro' Cinema e Editoria per Pordenonelegge.it